Storia delle Religioni

Franco Cardini

San Benedetto di Norcia - Intervista a Franco Cardini di Marta Andriani pubblicata da “Casentino 2000)
Professor Cardini, qual è il tema principale del suo intervento a Poppi? “Mi è stato domandato, a Poppi, di parlare di San Benedetto da Norcia: come cristiano, come monaco, come patrono d’Europa. Non è compito da poco. Credo sia quindi importante tracciare al riguardo una breve, chiara “scheda” che, nella sua semplicità, concorra a mettere a fuoco in maniera adeguata questo straordinario personaggio (…..)
Qual è quindi l'importanza, possiamo dire simbolica, di San Benedetto? "Benedetto, morto nel giorno dell’equinozio di primavera del 547 (il 21 marzo), fu un pacificatore e un costruttore. Egli è per gli europei – credenti di qualunque confessione o religione, o anche agnostici e atei - un vero e proprio simbolo: e la nostra Europa, quell’Unione Europea che non è ancora tale sotto il profilo politico, attraversa una fase di serio pericolo in quanto priva di quei “simboli condivisi” senza i quali non si costruisce nessuna patria comune (….)
(….) Il modello di Montecassino s’impose in tutto il mondo romano d’Occidente, ormai privo di unità politica in quanto la compagine imperiale, sopravvissuta in Oriente, là si era dissolta. Quando grazie alla conversione dei vari popoli germanici e quindi alle successive conquiste oltre la linea del Reno e del Danubio si andò configurando anche a livello sociostorico quella che prima era solo un’espressione geografica teorica, il continente europeo, il monachesimo benedettino ne divenne il nerbo spirituale e culturale: da esso sorsero le varie congregazioni – come la cluniacense e la cistercense – che fra XI e XII secolo fondarono l’identità dell’Europa cristiana. Perciò egli è stato proclamato Patrono d’Europa”.
(….) Oggi, la distrutta basilica di San Benedetto a Norcia, è il simbolo evidente, quasi terribile, di questa nostra Europa ancora vive nelle apparenze istituzionali (la facciata, miracolosamente rimasta in piedi) ma rovinata nelle sue strutture profonde perché, dopo quasi sessant’anni dalla sua fondazione, non ha ancora trovato un’anima e quindi un’effettiva concreta unità. Il terremoto che ha colpito Norcia alcuni mesi or sono è stata un’atroce occasione per ripartire: “La chiesa di Benedetto rovinata è un simbolo e un mònito. Si è pensato di ricostruirla con il contributo di tutti i popoli dell’Unione Europea, come dopo l’insensato e inutile bombardamento angloamericano del ’44 si ricostruì l’abbazia Montecassino. Allora era stata perduta una guerra: non solo dagli italiani e dai tedeschi, perché le guerre le perdono tutti (….)
(….) Cosa pensa dell'Europa di oggi?" Oggi noi altri europei rischiamo di dover ammettere di aver “perduto la pace”, perché sette decenni di libertà e di prosperità ci hanno condotto, in gran parte per colpa nostra, alla crisi attuale. Ripartiamo da lì, dal ricostruito santuario di Norcia, nel nome di Benedetto nostro patrono (….)

Franco Cardini, storico, saggista, studioso del medievale


Pino Blasone

Tre sono i saggi, che compongono questo libro: “Francesco e il sultano. Un incontro di otto secoli or sono, una lezione per il presente”, dellʼeminente medievalista Franco Cardini; “Un secolo aperto, tra diversità culturali e confronti politico-religiosi”, dello storico mediterraneo Carlo Ruta; “Il sultano al-Malik al-Kāmil, tra San Francesco e Federico II di Svevia”, ricognizione documentaria a cura di Pino Blasone.
In questi scritti, si è cercato di mettere a fuoco episodi storici altamente significativi, quali gli incontri in terra dʼEgitto tra Francesco dʼAssisi e il Sultano al-Malik al-Kāmil, avvenuto nel lontano ma non proprio remoto 1219, e più tardi in Terra Santa fra lo stesso al-Kāmil e il Sacro Romano Imperatore Federico II di Svevia.
Tali eventi furono entrambi intenzionalmente e tendenzialmente pacifici, in un teatro mediterraneo di belligeranza ormai cronica allʼepoca, fra Europa cristiana e Vicino Oriente islamico. Peraltro, essi ben sembrano essere stati fra loro collegati e conseguenti. Da qui, il titolo del volume: “Francesco dʼAssisi, al-Malik al-Kāmil, Federico II di Svevia. Eredità e dialoghi del XIII secolo” (Edizioni di Storia e Studi Sociali, Ragusa 2019).
Una possibile “lezione per il presente”, suggerisce Cardini nel titolo del suo saggio. Lezione di diplomatica santità, da parte di Francesco, o di intelligenza politica, da parte di al-Kāmil e Federico? Fu una collaborazione o convergenza, ma non una coincidenza, piuttosto rara e felice. In proposito, i due sovrani furono anche saggiamente consigliati.
Ciò che più interessa è che detti incontri risultano sufficientemente supportati dalle fonti storiche e quindi reali, al di là di ogni successiva leggenda, che aggiunse particolari più o meno miracolosi o agiografici. Eseguita da Pino Blasone, questa verifica critica sta ad attestare come la pace sia pur sempre auspicabile e possibile, dipendendo soprattutto da una reciproca conoscenza e condivisione di buona volontà. Quanto al resto, esso ha poco a che vedere sia con lʼumana ragionevolezza, sia con unʼautentica religiosità.
Si può obiettare che quella pace, susseguente al trattato stipulato tra Federico e al-Kāmil nel 1229, a sua volta e in parte attendibilmente ispirato dal precedente incontro dello stesso sultano con S. Francesco, ebbe breve durata. Una volta defunti i firmatari, tornarono a prevalere interessi conflittuali, dogmatica irragionevolezza, addirittura superstizioso fanatismo. Questa sfortunata circostanza non sminuisce la fattualità ed esemplarità di tale accordo, se non altro perché esso è parimenti documentato – e fu aspramente osteggiato – da ambo le parti in causa. Certo, per essere davvero efficace, quella “lezione” andrebbe adeguata ai mutati contesti della nostra epoca.
Se i contesti di oggi sono difficili e complessi, quelli tardo-medievali contemporanei con gli eventi in oggetto non erano semplici né elementari. Questo, il tema principale del contributo di Carlo Ruta, il quale nondimeno si sofferma sulla loro ricchezza culturale, maggiormente che sulla negatività politica ricorrente in ambito specialmente mediterraneo. Ciò rientra in una visione dialettica, che non privilegia i fattori ideali su quelli materiali, bensì restituisce alle ragioni culturali il loro giusto peso nella dinamica storica.
In effetti, quel Medioevo fu estremamente fecondo, che si si guardi sia alla civiltà europea prevalentemente cristiana, sia a quella arabo-islamica confinante e per così dire dirimpettaia. Prendere in considerazione soltanto la conflittualità, che pure ci fu e fu accanita, anziché lʼinterazione da cui in qualche rilevante misura scaturirà quella che noi chiamiamo modernità, sarebbe un miope e fuorviante errore storiografico.

Pino Blasone, storico, filosofo e studioso dell’islam


Gaia Shamanel

Gli angeli e l’anima mundi nell’Islam Sciita e la particella di Dio 

Conciliando radici mazdeiste e interpretazioni neoplatoniche, la mistica islamica sciita ha elaborato una propria cosmogonia ricca di Esseri Angelici, Anime delle Sfere ed altre meravigliose creature divine. Gli studi del filosofo orientalista Henry Corbin delineano i tratti di una dimensione celeste invisibile, che si fonde e si intreccia armoniosamente col nostro mondo terrestre visibile. 

Gaia Shamanel, psicoanalista, biblista, storica delle religioni, orientalista, esoterista, esperta in Angelologia

Cristianesimo   Ebraismo  Sufismo  Buddismo  Induismo  L'arte nelle religioni  Storia delle religioni  Era digitale    Eventi       Home