Il Cristianesimo

La divinizzazione dell’uomo

La teologia dell’Incarnazione del Verbo era fin dall’inizio il fondamento del Cristianesimo: “Dio si è fatto uomo affinché l’uomo diventi Dio”. Dio ha in sé la capacità di comunicare Sé stesso in un eterno atto di Amore. Secondo Efrem Siro, il primo atto di amore è la Creazione: Dio crea per unirsi all’umanità, in un atto di amore. Efrem legge la storia della salvezza in chiave nuziale: Dio crea l’umanità per sposarla, per unirsi intimamente a nozze con l’uomo!
In altre parole, Dio si incarna per sposare l’umanità e divinizzarla, completare, cioè, in lei l’opera di creazione.
Ireneo di Lione già nel secondo secolo afferma: “Dio si è fatto figlio dell’uomo, affinché l’uomo potesse divenire figlio di Dio” (Adversus Heresis III, 10,2). Ciò significa che da quando il Verbo si è fatto carne, Egli dimora nell’umanità e opera nell’uomo una progressiva trasformazione-elevazione in senso divino, per completarlo, in modo che l’uomo venga ad assumere l’immagine e la somiglianza di Dio. Cioè, al termine di questo processo l’uomo diviene come Dio lo aveva pensato e progettato fin dall’inizio.
Tutto fa leva nel mistero dell’Incarnazione. Perché l’Incarnazione? Perché con l’Incarnazione, il Verbo-Logos “assume” l’umanità. Con l’umanità Egli assume le sue fragilità, le sue miserie, la sua incompletezza e inadeguatezza. Tutto deve essere assunto dal Verbo, per essere riscattato e salvato!
Il Verbo divino si fa carico sia dell’uomo che del creato per trasfondere in essi la potenza divina. Nella teologia dei primi secoli, Adamo rappresenta l’umanità nella sua “carnalità”, nella sua imperfezione, nelle sue debolezze e fragilità. Cristo è il Nuovo Adamo, l’Archetipo di umanità nuova, che assume la carne di Adamo e la ricrea, dando inizio ad una nuova stirpe umana.

Giovanni Nocentini, antropologo delle religioni, storico dell’arte

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